Da qualche anno ormai l’Europa era sul baratro della follia, a causa dei nazisti, e non solo. Nel 1941 il continente europeo si trovava in pieno conflitto mondiale e le truppe di Hitler rappresentavano una minaccia per la maggior parte dei governi.
Nell’estate del 1940 il dittatore tedesco cominciò a riflettere su un possibile attacco alla Russia. Tra l’autunno del ’40 e la primavera del ’41 iniziò uno spostamento di mezzi e uomini. Per il giugno del 1941 la scacchiera era finalmente disposta.
Le truppe naziste erano pronte a partire già a maggio, ma vi furono dei ritardi, legati principalmente alle strade sovietiche, impercorribili in quella primavera piovosa. Un altro ritardo fu la questione della Jugoslavia, che fece infuriare non poco Hitler.
I movimenti delle truppe tedesche non erano sfuggiti ai russi in quei lunghi mesi, tuttavia Stalin non mobilitò l’esercito. In aprile persino Churchill avvisò il capo di Stato che l’esercito nazista stava attraversando la Polonia. Stalin fece orecchie da mercante.
Hitler organizzò tre gruppi di armate da nord a sud
Il 21 giugno l’ambasciatore tedesco a Mosca ricevette dalla Germania la dichiarazione di guerra, che consegnò al ministro Molotov.
Tre milioni e mezzo di soldati germanici erano pronti dinanzi a quasi cinque milioni di soldati sovietici. Il 22 giugno iniziò l’Operazione Barbarossa con un massiccio fuoco di sbarramento.
Il successo dei tedeschi fu immediato. Le perdite sovietiche, specialmente sull’aviazione, corrisposero al 50% dei velivoli disponibili. Tutto sembrava ben organizzato e Hitler gioì per il successo.
Facciamo un passo indietro
L’invasione della Russia rappresentava un’incognita, a causa della scarsa conoscenza del territorio e delle insidie che potevano celarsi nel lungo viaggio.
Adolf Hitler era consapevole della sconfitta subita da Napoleone nel 1812, quando questi invase la Russia. Il dittatore tedesco aveva quindi un unico scopo: non subire la stessa identica sconfitta.
A settembre Hitler dette il via all’Operazione Tifone
Franz Baur, uno dei più famosi meteorologi tedeschi dell’epoca, fu consultato dallo stesso Hitler. Il dittatore voleva sapere cosa avrebbero dovuto affrontare i soldati tedeschi nei gelidi inverni di quelle regioni. Il responso di Baur avrebbe avuto un peso importante nella scelta del momento migliore per attaccare.
Anche il servizio meteorologico statale e quello dell’aeronautica tedesca, sotto la supervisione di Baur, confermarono a Hitler che l’inverno del 1941-42 sarebbe stato nella norma con gli altri. L’esercito tedesco non avrebbe, quindi, incontrato particolari difficoltà o avversità meteorologiche.
L’errore di Franz Baur consistette nel fatto che i due precedenti inverni russi erano stati particolarmente rigidi. Secondo la sua analisi, non si era mai verificata una sequenza di tre inverni molto freddi.
Naturalmente l’inverno russo è mediamente molto più rigido di quello tedesco, Hitler e i suoi fedeli adepti ne erano perfettamente a conoscenza.
Un’altra richiesta che fu fatta a Baur fu quella di individuare il periodo migliore per l’avvicinamento a Mosca da parte dell’esercito tedesco. Baur aveva notato che il periodo di maggiori piogge in Russia era quello estivo. Quindi il meteorologo consigliò di attendere l’inizio dell’autunno per iniziare l’inizio del trasferimento.
Hitler era pienamente convinto che l’esercito della Germania avrebbe raggiunto e conquistato Mosca.
Ma non andò secondo i piani dei nazisti…
Agli inizi di ottobre i nazisti l’Operazione Tifone era in pieno svolgimento, ma il 10 dello stesso mese iniziarono i problemi. L’esercito era bloccato a causa delle condizioni proibitive del suolo. Il fango dominava tutto e la mancanza di strade asfaltate fermò definitivamente le truppe naziste.
Il meteorologo Baur in realtà ancora non era in errore, poiché aveva previsto poche piogge. Ma le temperature basse dell’autunno tendevano ad abbassare l’evaporazione dell’acqua al suolo, cosa che portò alla formazione di pantani.
Paradossalmente sarebbe stato molto meglio partire in estate, quando, nonostante le piogge, le temperature miti avrebbero permesso al terreno di asciugarsi rapidamente. Inoltre i mezzi di trasporto tedeschi non erano propriamente adatti a terreni così fangosi.
Lo stesso Stalin, in una conversazione con l’inviato in Russia del presidente americano Roosevelt, si confidò, affermando che i tedeschi certamente non avrebbero osato avvicinarsi a Mosca nel periodo autunnale. Proprio a causa delle strade non percorribili.
La tabella di marcia dell’esercito tedesco subì quindi gravi ritardi per circa un mese. Le truppe erano bloccate nel fango. Il freddo gelido di novembre permise ai terreni di congelare, cosa che favorì i mezzi da trasporto dei nazisti. Tuttavia il freddo iniziò presto a mietere vittime tra le truppe germaniche.
Le temperature dell’ottobre del 1941 risultarono pari a 2,1°C, contro i normali 4,5°C. In novembre la temperatura media fu di -5,3°C contro i normali -1,9°C degli altri anni.
Le previsioni furono errate
Cosa ancora più grave fu che le truppe ancora non ricevevano le divise invernali; queste erano state spedite dalla Germania, ma dovevano percorrere lo stesso tragitto fatto dalle divisioni tedesche. I soldati usarono fogli di giornale infilati nelle scarpe e sotto le maglie, per ripararsi dal freddo pungente.
Nei primi giorni di dicembre i nazisti raggiunsero finalmente Mosca con temperature già proibitive. Il giorno 4 dicembre la temperatura di Mosca era di -18°C. I tedeschi ancora non lo sapevano, ma un nucleo di aria fredda stava per sopraggiungere sulla Russia direttamente dall’Artico.
Il giorno 5 dicembre la colonnina di mercurio a Mosca scese a -25°C e il giorno 7 arrivò a -29°C. Inoltre nella città le temperature erano lievemente superiori a quelle delle campagne circostanti. I valori raggiunsero quasi certamente i -40°C.
Il mese di dicembre del 1941 fu il più freddo degli ultimi 150 anni in tutta la Russia. L’errata previsione di Baur costò la vita a migliaia di soldati. Inoltre sino al 1945 si susseguirono inverni particolarmente freddi in Russia, smontando la convinzione scientifica del meteorologo tedesco, che a due inverni gelidi non potevano seguirne altri.
I Russi approfittarono proprio della notte tra il 5 e il 6 dicembre per sferrare attacchi continui e repentini ai tedeschi, meno preparati al freddo. L’attacco riuscì e fu particolarmente efficace, grazie anche alla ferocia con cui i russi organizzarono la controffensiva e al fatto che le truppe naziste fossero già provate.
Quello che i tedeschi non sapevano era che tra i combattenti russi vi erano i soldati delle divisioni siberiane, perfettamente adattati a combattere in condizioni gelide inverosimili.
Infatti quando ai russi fu ormai chiaro che i giapponesi avevano altre mire sul loro fronte siberiano, Mosca decise di mandare alcune divisioni attrezzate verso i tedeschi. Ai sovietici premeva anche il loro fronte orientale, dove i giapponesi avevano mire dall’inizio del secolo.
La disfatta nazista
La disfatta tedesca fu gravissima. Adolf Hitler fu informato e affermò che se l’avesse saputo non avrebbe inviato le forze d’invasione, proprio in quelle ore tra l’altro. Infatti il 7 dicembre i giapponesi avevano attaccato la base navale di Pearl Harbor, nell’arcipelago delle Hawaii.
I tedeschi dichiararono guerra agli Stati Uniti l’11 dicembre, sull’onda dell’attacco giapponese. La radio tedesca si limitò a riferire della sconfitta in Russia del valoroso esercito nazista, a causa di una “repentina ondata di freddo eccezionale” senza, però, minimamente citare la valorosa resistenza dell’armata della Russia.
Furono parecchi i generali che subirono l’ira di Hitler. Per la prima volta nella storia nazista vi erano state delle ritirate. La parte finale del 1941 e i primi mesi del 1942 furono un vero calvario per le truppe tedesche, che dovettero attendere la primavera e il disgelo per fare la conta dei danni subiti.
In primavera del 1942 le perdite tedesche ammontavano a 1.100.000 unità
I tedeschi, d’altro canto, non erano rimasti a guardare e anche tra i russi si contavano centinaia di migliaia di morti e dispersi. Il problema era che le truppe russe sembravano rigenerarsi: arrivavano continuamente migliaia di uomini e mezzi a rifornire il fronte.
I tedeschi cominciano a pianificare un nuovo piano di invasione
I comandanti nazisti allora cominciarono a pianificare una linea difensiva, un qualcosa che li proteggesse dalla furia russa. Tuttavia non avevano fatto i conti con Hitler: questi infatti voleva avanzare e infliggere al nemico una nuova sconfitta, dopo la chance perduta del 1941.
In questo scenario gli Stati Uniti cominciarono a spiegare le ali e a Hitler fu definitivamente chiaro che, una volta avviato il meccanismo americano, l’asse Roma-Berlino-Tokyo avrebbe subito i primi danni.
I timori di Adolf Hitler non erano infondati. Egli aveva combattuto nella Grande Guerra e sapeva che l’intervento americano aveva fatto pendere la bilancia in loro favore, destabilizzando l’impero germanico. Hitler non lo avrebbe accettato una seconda volta.
Hitler pianificò l’Operazione Blu
Fu così che il dittatore nazista pianificò l’Operazione Blu: una nuova invasione della Russia, per l’estate del 1942. Hitler in persona stabilì che questa volta si sarebbe puntato il “mirino” nei settori meridionali della Russia: verso Stalingrado (oggi Volgograd).
Dall’estate del ’42 sino al 2 febbraio del 1943 si svolse la Battaglia di Stalingrado. Milioni di morti e dispersi in uno dei più grandi eventi sanguinosi di guerra della storia umana. Furono commesse crudeltà e atrocità indicibili.
Questa battaglia epocale non fu combattuta solo da nazisti e sovietici. Tra le fila tedesche Hitler dovette inserire divisioni rumene, ungheresi e italiane. Mussolini ricevette pressanti richieste di invio truppe in tratti di fronte scoperto.
I generali nazisti non erano molto favorevoli a questo esercito multietnico e male attrezzato per affrontare i sovietici, per così dire. Hitler riuscì a convincerli: avrebbero svolto compiti puramente difensivi.
Ad ogni modo i primi resoconti delle linee nemiche russe non furono propriamente positivi, anzi, i carri armati sovietici T-34 e KV falciavano tutto quello che trovavano. I nazisti non avevano nulla di equivalente da contrapporre, non ancora almeno, in termini di stazza e calibro dei carri.
Nell’agosto del 1942 si registrarono molte vittorie dei tedeschi, a Kalach sul Don, i sovietici furono accerchiati in una manovra a tenaglia. Tuttavia l’armata russa era ancora sfuggente.
L’autunno del ’42 fu disastroso
A partire da settembre l’offensiva nazista si fece più lenta. A Stalingrado i russi mantenevano egregiamente una guerra da logoramento, si combatteva strada per strada. Fu a novembre che i russi videro una succulenta possibilità sul Don, dove erano schierate le truppe ungheresi, rumene e anche l’ottava armata italiana.
Nell’esercito tedesco furono molti gli errori, come quello di Hitler a due passi da Leningrado nel 1941 (l’anno prima). In questa occasione, quando le truppe naziste erano alle porte della città, Hitler inviò l’ordine di deviare verso sud, verso Mosca. Il malcontento crebbe moltissimo, avevano perso praticamente Leningrado, con tutte le conseguenze del caso.
Fu a partire da quel disastroso autunno del 1942 che le cose non sarebbero più state le stesse per i nazisti. Era iniziata una guerra difensiva e di ritirata, che si sarebbe conclusa solo a Berlino nel 1945.
Il mito dell’invincibilità nazista si era disfatto! Adolf Hitler non faceva più così paura.
Aaronne Colagrossi
Un grazie di cuore a Nicola Giovannitti per aver fornito alcune foto e per alcune didascalie.
Fonti: National Geographic Italia Magazine (vari numeri) – Manuale di meteorologia – Inferno. Il mondo in guerra 1939-1945 (Hastings) -Storiologia.it – wikipedia.org