Cascate Vittoria. Il fumo che tuona

3 Feb 2020 | 0 commenti

Insieme all’Everest e al Grand Canyon, le Cascate Vittoria (o Mosi-oa-Tunya, ovvero il fumo che tuona) sono una delle sette meraviglie naturali del pianeta.

Le grandi cascate sono patrimonio dell’UNESCO e fanno parte di due parchi nazionali, il Parco nazionale Mosi-oa-Tunya in Zambia e il Parco nazionale delle Cascate Vittoria in Zimbabwe, e sono oggi una delle attrazioni turistiche più importanti del sud del continente africano.

Per quanti video si possano vedere su queste cascate, niente è comparabile al suono che si ode dal vivo. La cortina d’acqua precipita per un’altezza di circa cento metri, il doppio di quella del Niagara, quell’acqua raggiungerà l’oceano Indiano, a oltre mille chilometri di distanza.

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Vista delle cascate dall’elicottero

Ho avuto l’onore di visitare questo posto magnifico nell’agosto del 2019, con una spedizione partita dalla Namibia, in fuoristrada. La città di Victoria Falls è molto curata e il posto, in generale, è molto “turistico”, purtroppo. Tutto passa nel momento in cui entrate nel parco delle cascate. Credetemi: non me lo aspettavo.

Aspetti naturalistici e storici

La visione è di una tale bellezza che mi sento di aver trovato uno dei grandi simboli di quello che rappresenta l’Africa nei nostri cuori. Rimasi a bocca aperta per quasi dieci secondi, cercando di immagazzinare i dati naturalistici, le sensazioni, i pensieri, tutto sembrava mescolarsi, come se il mio stesso cervello fosse caduto nel turbinio dei milioni di litri al secondo, smembrandosi e cadendo dai cento metri fin sulle rocce di basalto vecchie di duecento milioni di anni.

È pazzesco. Il suono, un cupo tuono profondo come quello di un gigantesco elefante infastidito, è quasi assordante, sembra di trovarsi davanti alla casa di un dio africano, noi siamo solo poveri uomini che camminano ai suoi piedi. Ecco perché gli africani le chiamano Mosi-oa-Tunya, il fumo che tuona.

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Victoria Falls – vista dall’elicottero

La grande massa d’acqua, cadendo nel dirupo, genera una nebbia di goccioline d’acqua che sale a oltre 1.600 metri di altezza, ed è visibile da una distanza di 40 km. Le cascate raggiungono una portata di nove milioni di litri al secondo, nel massimo stagionale tra novembre e febbraio.

Sul limite del precipizio vi sono numerose isolette che dividono il flusso dell’acqua e formano quattro cascate. Dalla riva destra del fiume ha inizio una prima cateratta di 35 metri chiamata Leaping Water (acqua che salta), seguita dall’Isola Boaruka, larga circa 300 metri, e che divide la prima cateratta dalla cascata principale, che si estende per 460 metri.

L’Isola di Livingstone divide la cascata principale da un altro ampio canale d’acqua di circa 530 metri, infine sulla riva sinistra si trova la Cateratta Orientale. Nei secoli, il fronte delle cascate è retrocesso in direzione opposta alla corrente, a causa dell’erosione causata dallo scorrimento dell’acqua.

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Scorcio BN dai view point

Siamo riusciti, con il mio gruppo, anche a fare un giro in elicottero, per sorvolare l’area delle cascate in tutta la sua interezza. Oltre che a completare la mia visione naturalistica, il volo in elicottero mi ha ricordato le parole del grande esploratore Livingstone.

Il primo europeo a visitare le cascate fu infatti David Livingstone il 17 novembre del 1855, durante il viaggio che lo portò a esplorare il fiume Zambesi. Ecco quello che scrisse.

“Nessuno può immaginare la bellezza di questi panorami, più di qualsiasi altra cosa abbia mai visto in Inghilterra. Non erano mai stati scrutati da occhi europei; ma scene così belle dovrebbero essere guardate da angeli in volo”.

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Vista elicottero

Geologia

Per capire la formazione delle cascate da un punto di vista geologico, bisogna gettare uno sguardo alla storia sismica, vulcanica e tettonica dell’area. La roccia madre (bedrock) è composta da basalto, vecchio di 180 milioni di anni fa.

Tale successione basaltica fu depositata durante un’intensa attività vulcanica durata non meno di un milione di anni. Lo spessore attuale della successione rocciosa è di circa trecento metri.

Circa centodieci milioni di anni fa questa successione rocciosa iniziò a subire massicci processi di fratturazione, con conseguente riempimento delle fratture di sedimenti argillosi, oggi visibili in alcuni tratti. Le proto-cascate Vittoria si formarono con una sequenza di piccole cascate, tale situazione permase per circa novanta milioni di anni.

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Victoria Falls

Gli stessi meccanismi che portarono alla genesi del delta del fiume Okavango e del Kalahari, guidarono il sollevamento di una porzione di successione basaltica, creando, appunto, un’alterazione nel sistema fluviale sullo Zambesi.

Da evidenziare anche la presenza di tracce umane, che gli archeologi hanno rilevato nella zona delle cascate.

Circa quindici milioni di anni fa una forte sequenza sismica nello Zimbabwe centrale attivò un meccanismo di sollevamento irreversibile. Cinque milioni di anni fa si formò quello che oggi è il complesso geomorfologico principale delle cascate.

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Arcobaleno sulle cascate

Tuttavia bisognerà attendere a un milione e mezzo di anni fa per avere le cascate come sono oggi, includendo l’erosione progressiva dello spessore basaltico.

Circa centomila anni fa, le portate erano all’incirca simili a quelle attuali, le cascate avevano raggiunto la loro stabilizzazione.

Aaronne Colagrossi


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Fonti: Elementi di Tettonica Regionale (Pitagora), Namibia e Cascate Vittoria (Feltrinelli), Storia della Terra (Einaudi), Wikipedia.

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